L'Osservatore Romano
(Felice Accrocca) La Leggenda di santa Chiara vergine, scritta su commissione di Alessandro IV in un arco temporale compreso tra la canonizzazione della santa e la morte del Pontefice (1255-1261), è un’opera preziosa per ricostruire la vicenda terrena di Chiara d’Assisi e comprendere il modello di santità che, attraverso tale testo, si voleva proporre alle sue discepole. Ciononostante, negli ultimi decenni è stata spesso guardata con sospetto e fino a poco tempo fa era in dubbio — un dubbio plurisecolare! — l’identità del suo autore.Marco Guida, uno tra i più quotati esperti di studi clariani, ne offre ora una nuova edizione nella collana «Letture cristiane per il secondo millennio»: Tommaso da Celano, Leggenda di santa Chiara vergine (Milano, Edizioni Paoline 2015, pagine 226, euro 28) e rimuove ogni residua incertezza riguardo alla sua corretta attribuzione. Come si diceva, infatti, l’autore dell’opera è rimasto a lungo avvolto nel mistero non perché difettasse di un’identità, ma perché gliene sono state attribuite molte: da Tommaso da Celano a Bonaventura, per finire — soprattutto nel primo decennio di questo secolo — con un letterato della curia romana. Già nel 2010, anno in cui pubblicò un volume nella storica collana edita dai padri bollandisti (Una leggenda in cerca d’autore: la Vita di santa Chiara d’Assisi. Studio delle fonti e sinossi intertestuale, Bruxelles 2010), Guida aveva dimostrato l’insostenibilità della tesi che mirava a identificare l’autore della Leggenda in un letterato della curia. Fondandosi su argomenti interni ed esterni, egli propose con nuove motivazioni e quindi con maggiore solidità rispetto al passato, di tornare a Tommaso da Celano. Particolarmente preziosa si rivelò ai suoi occhi la testimonianza di suor Battista Alfani, fino ad allora non utilizzata in modo adeguato. Nella Vita della Santa che la monaca del monastero di Monteluce di Perugia scrisse in volgare, ella aveva infatti affermato: «Onde ad consolatione delle dilecte et devotissime figliuole di questa nostra gloriosa matre beata Clara descriveremo in questa vulgare la vita di essa beata scripta per el sopradecto frate Thoma (…). Et in prima porremo la epistola di frate Thoma mandata al sommo pontifice Alexandro quarto, el tenore della quale è questo, cioè: Al santissimo in Christo patre signiore mio per divina providentia della sacrosanta romana Ecclesia sommo pontifice Alexandro .4., frate Thoma da Celano con votiva subiectione si racomanda co gli devoti baci del•gli beati piedi. Essendo el mondo pervenuto nella ultima etade etc».
Questo saluto dell’agiografo al Pontefice non si ritrova in nessuno dei codici superstiti della Leggenda; suor Battista Alfani, invece, poté disporre di un manoscritto che le permise di attribuire l’opera al frate abruzzese autore già della vita di Francesco, redatta con successive integrazioni a partire dal 1228-1229. Proprio perché tale testimonianza risulta decisiva, Guida restituisce ora al testo della Leggenda anche l’iniziale atto d’omaggio. Poter dunque dire, con buon fondamento, che la Leggenda si deve a Tommaso da Celano e che questi fu coadiuvato nella sua redazione dai compagni di Francesco è affermazione importante, che consente di rileggere con occhi nuovi l’intero testo e la proposta agiografica di cui si fa portatore.
Nell’introduzione, Guida offre una lettura globale dell’opera, che presenta una storia straordinaria di santità: sostenuta da un carattere fortissimo e da una tenacia non comune, alla fine della propria esistenza Chiara ottenne l’approvazione papale del suo proposito di vita. Fu così «la prima donna a comporre una regola per delle donne» (Th. Matura), realizzando un testo d’indubbio spessore, senza dubbio degno — a mio avviso — di stare al fianco delle altre grandi regole (siano quelle di Agostino o di Benedetto) che hanno segnato la spiritualità dell’occidente. Il compito di tramandare, nei secoli, questa eccezionale avventura dello spirito, venne attribuito a Tommaso da Celano: oggi, grazie al lavoro di Guida, l’agiografo abruzzese torna a vedersene riconosciuto il merito.
L'Osservatore Romano, 17 novembre 2015.
Questo saluto dell’agiografo al Pontefice non si ritrova in nessuno dei codici superstiti della Leggenda; suor Battista Alfani, invece, poté disporre di un manoscritto che le permise di attribuire l’opera al frate abruzzese autore già della vita di Francesco, redatta con successive integrazioni a partire dal 1228-1229. Proprio perché tale testimonianza risulta decisiva, Guida restituisce ora al testo della Leggenda anche l’iniziale atto d’omaggio. Poter dunque dire, con buon fondamento, che la Leggenda si deve a Tommaso da Celano e che questi fu coadiuvato nella sua redazione dai compagni di Francesco è affermazione importante, che consente di rileggere con occhi nuovi l’intero testo e la proposta agiografica di cui si fa portatore.
Nell’introduzione, Guida offre una lettura globale dell’opera, che presenta una storia straordinaria di santità: sostenuta da un carattere fortissimo e da una tenacia non comune, alla fine della propria esistenza Chiara ottenne l’approvazione papale del suo proposito di vita. Fu così «la prima donna a comporre una regola per delle donne» (Th. Matura), realizzando un testo d’indubbio spessore, senza dubbio degno — a mio avviso — di stare al fianco delle altre grandi regole (siano quelle di Agostino o di Benedetto) che hanno segnato la spiritualità dell’occidente. Il compito di tramandare, nei secoli, questa eccezionale avventura dello spirito, venne attribuito a Tommaso da Celano: oggi, grazie al lavoro di Guida, l’agiografo abruzzese torna a vedersene riconosciuto il merito.
L'Osservatore Romano, 17 novembre 2015.