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Italia
L'Osservatore Romano
(Maurizio Fontana) «È una gioia pregare oggi con i fratelli Luterani a Roma. Dio benedica tutti coloro che lavorano per il dialogo e l’unità dei cristiani». È cominciata con un tweet la visita di Papa Francesco alla comunità evangelica luterana della capitale. Le parole lanciate in rete dal Pontefice nella mattina di domenica 15 novembre, sono state l’anticipazione di un incontro atteso e desiderato, per ribadire la volontà di un cammino comune e per rinsaldare il dialogo ecumenico, anche in vista delle celebrazioni del 2017 per i 500 anni della riforma luterana.
Un’attesa e una gioia ricambiate dalla piccola comunità riunita nella Christuskirche di via Sicilia e dimostrate dal lunghissimo applauso che ha accolto il Pontefice all’ingresso in chiesa e lo ha accompagnato mentre con il pastore Jens-Martin Kruse si dirigeva verso l’altare.
Francesco è stato il terzo Papa a fare visita a quella che da quasi un secolo — fu completata nel 1922 — è la “casa” dei luterani a Roma. Prima di lui Giovanni Paolo II, l’11 dicembre 1983 (in occasione del quinto centenario della nascita di Martin Lutero), e Benedetto XVI, il 14 marzo 2010.
Invitato a partecipare al culto domenicale pomeridiano, il Pontefice è giunto qualche minuto prima delle 16. Ad attenderlo, oltre a tanta gente radunata dietro le transenne, c’erano il pastore Kruse, il cardinale vicario Agostino Vallini e monsignor Leonardo Sapienza, reggente della prefettura della Casa Pontificia, che lo hanno accolto insieme ai membri del Consiglio di comunità della Christuskirche. È così cominciato un intenso momento di dialogo e di preghiera ecumenica, accompagnato dal canto del coro che, nella migliore tradizione musicale protestante, ha eseguito brani di Schütz, Mendelssohn-Bartoldy e Bach. Fra i presenti i cardinali Kurt Koch e Walter Kasper, rispettivamente presidente e presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, l’arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia, i vescovi Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i laici, e Brian Farrell, segretario del dicastero ecumenico, monsignor Marco Gnavi, segretario della commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo. Hanno partecipato all’incontro la presidente del sinodo luterano, Christiane Groeben, il vicedecano della Chiesa evangelica luterana in Italia, il pastore Jacob Betz. Era anche presente l’archimandrita Simeon Catsinas, rettore della chiesa greco-ortodossa di San Teodoro in Palatino. Tra l’assemblea, gli ambasciatori di Germania in Italia e presso la Santa Sede.
Attraversato da un’ombra di tristezza — sia da parte del pastore sia del Papa — nel ricordo del feroce attentato di Parigi, l’incontro si è comunque dipanato in un clima sereno, semplice, caratterizzato da un forte senso di fraternità. «Ci guardiamo negli occhi gli uni gli altri — ha detto il reverendo Kruse salutando il Pontefice — e ci stringiamo la mano. Ci raccontiamo l’un l’altro chi siamo e cosa ci sta a cuore. Preghiamo gli uni per gli altri. Cantiamo insieme. Ascoltiamo insieme il Vangelo e stiamo insieme davanti a Dio». E ha continuato: «Sperimentiamo, così, che siamo già uniti nella fede nell’unico Signore Gesù Cristo e che gli apparteniamo inscindibilmente, come membra del suo corpo». L’unità, ha aggiunto, «non è un futuro lontano» perché «se seguiamo la volontà di Gesù, allora sperimentiamo l’unità già adesso».
Dialogo e preghiera sono stati i due elementi portanti della visita: dialogo e preghiera, ha detto il pastore, «sono due dimensioni essenziali sul cammino verso l’unità della cristianità». E subito dopo le parole di accoglienza, è cominciato il dialogo: Francesco, seduto accanto a Kruse, ha risposto alle domande di tre membri della comunità, intessendo un dialogo dal sapore confidenziale. Più volte ha strappato il sorriso ai presenti con qualche battuta, ma ha anche toccato le corde intime dei cuori, in particolare rivolgendosi alla donna, sposata con un cattolico, che gli aveva chiesto come poter vivere pienamente la comunione con il marito. Continuamente dalle parole del Papa, e anche dalla sua gestualità, è emerso il desiderio di andare oltre le dispute teologiche e di parlare concretamente di unione, di cammino condiviso, di preghiera comune, dell’unico battesimo che unisce cattolici e protestanti.
Poi è giunto il momento della preghiera che, guidata dal pastore, è stata inizialmente caratterizzata dalla lettura del Vangelo previsto dal calendario liturgico luterano. Un brano — quello di Matteo (25, 31-46) relativo al giudizio finale — molto caro a Francesco, che lo richiama spesso nei suoi discorsi come punto di riferimento per ogni cristiano. E a conferma di ciò, il Papa ha messo da parte l’omelia preparata per l’occasione e ha parlato a braccio.
Dopo le preghiere d’intercessione — a quelle previste il pastore Kruse ne ha aggiunta una per le vittime di Parigi e per i loro familiari — tutta l’assemblea ha recitato il Padre nostro e ricevuto la benedizione impartita dal Pontefice.
Al termine dell’incontro, il presidente del concistoro, Wolfram Thomas, ha presentato al Papa i doni della comunità: una tipica corona di Avvento e un quadro realizzato dai bambini con le impronte colorate delle loro mani e gli auguri per le prossime feste natalizie. Francesco ha ricambiato con un calice, di grande valore simbolico. Quindi, dopo un breve incontro privato con tutti gli ecclesiastici presenti, il Papa è tornato in chiesa per salutare la comunità. All’esterno poi, dove c’era ancora molta gente radunata, Francesco ha dato un ultimo, caloroso abbraccio al pastore Kruse, e quindi, alle 17.20, è salito in macchina per ritornare in Vaticano.
L'Osservatore Romano, 17 novembre 2015.