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Mali
Arcivescovo di Bamako: fermare la violenza fratricida, un'offesa a Dio
Misna
“Il clima a Bamako questa mattina è un po’ surreale. Sappiamo che è in corso un attacco contro un albergo, ma visto che si tratta di un hotel in cui transitano perlopiù stranieri e uomini d’affari, nel resto della città la situazione è apparentemente normale”: a riferire alla MISNA è Monsignor Jean Zerbo arcivescovo della capitale maliana in cui è in corso un assalto all’hotel Radsisson dove oltre 170 perone, per lo più stranieri, sarebbero ostaggi di un commando armato.
“Il quartiere in questione non è una zona densamente abitata, è il quartiere finanziario, in cui sorgono gli alberghi , le sale di conferenze e i grandi edifici… gli abitanti comuni non lo frequentano. Per questo l’impressione è che l’attacco sia diretto contro gli stranieri non contro i maliani”.
Le autorità locali “hanno invitato alla prudenza” ma per il resto, aggiunge il prelato “non abbiamo altre informazioni se non quelle che riceviamo dalla tv e dalla radio. A dare il sentore che qualcosa di grosso sta accadendo intorno a noi è il rumore di elicotteri a bassa quota”.
“Bisogna fermare questa violenza fratricida. Smetterla di considerarci dei nemici. Questi attacchi, da Parigi a Beirut e poi Yola e Bamako sono un’offesa a Dio”.
Il Mali sta cercando di lasciarsi alle spalle una grave guerra civile cominciata quando nel 2011 gruppi tuareg ed islamisti hanno lanciato una ribellione nel nord, dichiarandolo indipendente dal resto del paese. Dopo la conquista di Timbuktu, Kidal e Gao, principali città del nord, da parte dei ribelli, il governo di Bamako ha chiesto l’intervento della Francia che ha inviato un contingente per sostenere il governo centrale e contrastare l’avanzata islamista.
Misna